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Giancarlo Quaranta

Giancarlo Quaranta (22 maggio 1937–12 novembre 2015) ha rappresentato il principale punto di riferimento nel lungo percorso di ricerca che ha portato alla nascita di Conoscenza e Innovazione.

La sua biografia è caratterizzata da una molteplicità di esperienze relative, tra l’altro, all’educazione e alla partecipazione dei cittadini ai processi di governance. Predominante, tuttavia, è stato il suo impegno per la ricerca sociologica, al quale è dedicato il presente profilo.

Sin dall’inizio degli anni ’70, Quaranta ha orientato i suoi interessi di studio su quello che sarebbe poi diventato il punto focale della sua attività di ricerca, vale a dire l’emergere e il rafforzarsi di società caratterizzate da una elevata “soggettività sociale”. Questa espressione si riferisce a un processo articolato e complesso, all’epoca ancora ignorato o sottostimato nella sua portata e nelle sue contraddittorie conseguenze, rappresentato dalla crescente attitudine degli individui e dei gruppi sociali ad assumere una più forte autonomia di pensiero, di scelta e di azione rispetto ai vincoli imposti dalle strutture sociali, così come esse si manifestano, ad esempio, nelle rappresentazioni sociali dominanti, nei modelli di comportamento ricorrenti, nelle norme sociali, nelle forme di controllo sociale, fino alla loro incarnazione in specifiche istituzioni sociali.

Secondo Quaranta, questo complessivo fenomeno di trasformazione delle società contemporanee costituiva un inevitabile portato della modernità industriale, che aveva creato le condizioni per un incremento della soggettività sociale, quali la crescita demografica della popolazione, il rapido aumento dei livelli di scolarizzazione, le ampliate possibilità per la gente comune di accedere a tecnologie sempre più potenti e in precedenza utilizzabili solamente da entità organizzate (tendenza misurata all’epoca, ad esempio, con l’innalzamento dei consumi energetici e oggi più efficacemente rilevabile, tra l’altro, attraverso il grado di utilizzazione di internet), l’ampliato riconoscimento dei diritti dei cittadini e l’accesso degli individui ai consumi di massa.

I primi risultati di questo impegno di ricerca sono raccolti in Politica della cultura (1978), nel quale egli analizza in profondità la crisi dei tratti fondanti della cultura della modernità di fronte al rafforzarsi della soggettività di massa; crisi che si esprimeva anche in forme politiche, attraverso ampie e sempre più incisive forme di azione collettiva promosse “dal basso”.

L’indagine su questo complessivo processo, all’epoca ancora alle prime fasi, viene declinata da Quaranta da prospettive differenti, ma tra loro interconnesse.

Ne L’uomo negato (1978), Quaranta analizza il crescente protagonismo degli individui nel contesto della gestione sociale della salute, che lo porta a identificare nelle istituzioni sanitarie uno dei luoghi in cui, inaspettatamente, si gioca il complessivo riconoscimento dei diritti dei cittadini. Questa analisi rappresenterà poi la base per la costituzione del Tribunale dei diritti del malato e porterà successivamente alla realizzazione della primo Rapporto sullo stato dei diritti dei cittadini nel servizio sanitario nazionale (1992).

Con Potere giovanile (1978, 1980) e Veniamo da lontano (1978, 1981), Quaranta affronta altri due nodi fondamentali del passaggio a una società “ad alta soggettività sociale”, vale a dire la crescente autonomia sociale e culturale dei giovani e il dirompente impatto sistemico derivante dalla progressiva e inevitabile emancipazione delle donne da ogni fattore di subalternità sociale.

Con L’Associazione invisibile (1982), attraverso una vasta ricerca empirica di respiro nazionale, egli segue le tracce della soggettività sociale emergente anche all’interno delle forme di aggregazione cattolica giovanile non collegate alle grandi associazioni nazionali, che lo portano a tematizzare da prospettive originali le relazioni tra modernità e religione.

Il testo è aperto da una prefazione di Peter Berger e da una introduzione di Thomas Luckmann, due sociologi che, come Quaranta, rigettavano la tesi, allora dominante, di un processo di secolarizzazione in atto da collegarsi ai processi di modernizzazione e guardavano, al contrario, all’emergere di nuove forme religiose, meno visibili ed organizzate, ma altrettanto potenti, fortemente collegate al passaggio dalla modernità alla cosiddetta post-modernità.

In quegli stessi anni, adottando una prospettiva più generale, Quaranta si interroga sugli impatti positivi o negativi che questi profondi fenomeni di cambiamento sociale potevano avere sul governo delle società contemporanee. In Governabilità e democrazia diretta (1981) e in Federatività (1984), egli analizza con sistematicità l’impatto della soggettività sociale sulle dinamiche politiche, arrivando a prospettare alcune vie di soluzione, basate su una progressiva integrazione tra i meccanismi della democrazia rappresentativa e le emergenti, e spesso incontrollate, forme di democrazia diretta. Queste tesi ispireranno la costituzione, e orienteranno a lungo le strategie, del Movimento Federativo Democratico (successivamente divenuto Cittadinanzattiva).

Questo insieme di studi (condotti insieme a molti dei ricercatori che daranno poi vita, insieme a lui, a Conoscenza e Innovazione) trovano un punto di raccordo teorico ne L’era dello sviluppo (1986). Qui l’orizzonte interpretativo si amplia nel tempo e nello spazio: nel tempo, in quanto Quaranta cerca di dare conto dei processi sociali di lunga durata che hanno portato al delinearsi e al consolidarsi dello Stato moderno e, infine, alla sua crisi attuale; nello spazio, in quanto l’attenzione non si concentra più solo sulle società occidentali, ma arriva a comprendere, in un contesto di globalizzazione crescente, le complesse dinamiche tra società avanzate e quelle in via di sviluppo.

In questo periodo, l’attività di ricerca teorica e quella di ricerca empirica si sviluppano parallelamente alla riflessione epistemologica. Quaranta incomincia infatti ad interrogarsi anche sulle capacità delle scienze sociali e, in particolare, della sociologia, di rendere conto di fenomeni così ampi, profondi e complessi.

Tra il 1980 e il 1983, promuove un seminario di epistemologia delle scienze umane che vede coinvolti alcuni tra i più noti ricercatori di quegli anni (si pensi, ad esempio, agli antropologi Edward T. Hall e Ioan M. Lewis, allo storico George Mosse o ai filosofi della scienza Patrick Suppes e Leszek Nowak).

Successivamente, nel contesto dell’”Istituto di Studi Avanzati di Rocca di Papa”, vengono attivati, su suo impulso, ulteriori studi a carattere epistemologico volti ad affrontare la crisi del pensiero scientifico e ad analizzare i suoi effetti sulle scienze sociali. Risale a quegli anni l’interesse di Quaranta nei confronti della fenomenologia della conoscenza, colta come un approccio privilegiato per accedere alla studio della soggettività umana riducendo il rischio di produrre distorsioni o di incappare in forme di riduzionismo.

Negli anni successivi, si aprono a raggiera differenti ambiti di indagine, tuttavia sempre riconducibili a un medesimo programma di ricerca, che hanno poi trovato momenti di formalizzazione in alcuni libri scritti o curati da Quaranta, spesso insieme ad altri autori, o nei quali è comunque presente un suo originale contributo. Tra questi ambiti, si possono citare, ad esempio:

  • il ruolo dell’urbanizzazione nella crescita della soggettività sociale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo (Rapport ville-campagne dans le cadre des politiques pour le développement, 1986) e nei processi di globalizzazione (Il ritorno della città, 2000);
  • i processi di integrazione sociale degli immigrati qualificati e i processi migratori (L’integrazione possibile, 2002);
  • ancora il tema della salute, questa volta analizzato in una prospettiva globalizzata (Per una interdipendenza attiva tra Nord e Sud del pianeta, numero monografico di Salute e Società, n. 3/2002);
  • la povertà e l’esclusione sociale, colte anche in relazione all’incrementata capacità di azione, rispetto al passato, degli stessi soggetti che ad esse sono esposti (Esclusione sociale e povertà, 2005);
  • le trasformazioni sociali che attraversano l’Africa, anch’esse interpretate alla luce del superamento della modernità industriale (Società africane, 2005);
  • le interazioni tra scienza e società, lo sviluppo della cittadinanza scientifica e soprattutto il ruolo crescente giocato dalla tecnologia come moltiplicatore delle capacità di azione e di elaborazione culturale degli individui e dei gruppi sociali (Manuale sui processi di socializzazione della ricerca scientifica e tecnologica, 2005; Knowledge, responsibility and culture: food for thought on science communication, JCOM 6, 2007).

Nel corso degli ultimi anni della sua vita, l’impegno di Quaranta si è incentrato sulla ricerca di un punto di sintesi delle numerose acquisizioni teoriche ed empiriche maturate nel corso del tempo. Come sempre, egli si è mosso, sia sul versante epistemologico, sia su quello teorico.

Rispetto al primo versante, Quaranta ha cercato di elaborare un nuovo profilo della ricerca sociologica, che fosse in grado di confrontarsi con le dinamiche più profonde della realtà umana, quali quelle etologiche, quelle psicoanalitiche, quelle cognitive e quelle affettive. Questo impegno, peraltro, stava cominciando a ricollegarsi a una riflessione sulla interdisciplinarietà, orientato alla costruzione di un “campo unico” delle scienze che non portasse ad un appiattimento teorico delle differenti discipline, ma che, al contrario, ne esaltasse gli specifici contributi.

Quanto al versante teorico, la principale questione che Quaranta si stava ponendo riguardava la possibilità di una rilettura in una prospettiva evolutiva dei fenomeni di trasformazione prodotti dall’ampliarsi della soggettività sociale. Il suo intento era soprattutto quello di cogliere le innumerevoli situazioni di stress che caratterizzano le società contemporanee, non come meri segnali di crisi, bensì come espressione di una accresciuta capacità della specie umana di penetrare e immettere nel circuito della vita sociale dimensioni della realtà in precedenza inattingibili alla conoscenza e conseguentemente prive di un significato sociale condiviso e condivisibile.

Si pensi, ad esempio, all’espansione della realtà virtuale, alle incrementate capacità di intervento attraverso artefatti nella dimensione nanometrica, alle possibilità di influire in misura crescente sui processi bio-chimici e quindi sulla vita, alle prospettive di comprensione dei fenomeni cognitivi, percettivi e affettivi apertesi con le nuove metodiche neuro-cognitive, al potenziamento delle capacità creative e interpretative reso possibile dal costante sviluppo degli strumenti informatici o alla incrementata conoscenza dell’universo e delle dinamiche connesse con lo spazio e il tempo.

Si tratta di dimensioni che solo ora si stanno aprendo pienamente alla vita sociale e quindi all’azione della soggettività sociale, producendo fenomeni inediti per dimensioni e conseguenze che, secondo Quaranta, la sociologia doveva imparare a riconoscere, interpretare e anticipare, tanto nelle loro potenzialità positive, quanto nei loro rischi.